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  • Giulia Resta

lI mese di maggio ai tempi degli antichi Romani

Maggio nell’antica Roma, un mese ricco di festeggiamenti e celebrazioni

Allegoria del mese di maggio, particolare dell'arazzo sul disegno del Bramantino, conservato al Castello Sforzesco.


Nell’antica Roma, secondo il calendario romano, maggio era il terzo mese dell’anno, dopo marzo e aprile. Il calendario romano, o pre-giuliano, fu istituito da Romolo, fondatore di Roma, ed era composto da soli dieci mesi. Successivamente nel 713 a.C. Numa Pompilio, secondo dei sette re di Roma, modificò il calendario introducendo i mesi di gennaio e febbraio, portando così il calendario da dieci a dodici mesi. Infine nel 46 a.C. fu introdotto da Giulio Cesare il calendario giuliano, calendario solare.

 

Il mese di maggio era dedicato alla Dea Maia, antica Dea italica preromana, dea dell’abbondanza e della fertilità, dea del fuoco e del calore sessuale, la Grande Madre Terra. Figura della mitologia romana, antica dea della fecondità e del risveglio della natura in primavera, la Dea Maia veniva celebrata il 1° del mese: il Dio Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa gravida, con l’augurio di rendere la terra gravida di frutti, il che porta a pensare alla dea come colei che governa i vulcani, la Dea del fuoco.

 

Durante il mese di maggio, nell’antica Roma, oltre alla festa in onore della Dea Maia, venivano celebrate molte altre festività. La prima festività erano i Floralia, conosciuti anche come Ludi Florales, che si tenevano dal 30 aprile al 3 maggio, in onore della Dea Flora, dea della fioritura dei cereali e dei boccioli.


Mese di maggio. Salone dei Mesi, Palazzo Schifanoia - Ferrara. Wikimedia Commons.


Si proseguiva poi con la celebrazione dei Lemuria, o Lemuralia, antica festività romana che si teneva il 9, l’11 e il 13 maggio, dedicata ai lemuri, gli spiriti dei morti, creature equivalenti ai fantasmi che nella religione romana erano considerati come i veri antenati dei vampiri. La festa dei Lemuria aveva lo scopo di placare le anime vaganti dei defunti e tenerle lontane dalla casa.

 

Il 15 maggio si celebravano invece i Mercuralia, festività romana dedicata a Mercurio e Maia. Mercurio era il Dio romano del commercio, degli affari e dell’eloquenza, Dio dei viandanti e messaggero degli dei, figlio di Giove e di Maia, colei che ha dato il nome al mese di maggio.

 

Il 23 maggio si teneva il Tubilustrium, antica festa romana che nel calendario romano ricorreva per ben due volte: il 23 maggio appunto e il 23 marzo. La festività del mese di marzo era dedicata a Marte per inaugurare la stagione delle campagne militari, mentre il rito di maggio era dedicato al dio Vulcano, signore del fuoco e della lavorazione dei metalli. La cerimonia consisteva nel lavaggio sacro (lustrium) delle trombe da guerra (tubaes) utilizzate dall’esercito romano per impartire ordini, suonare la carica o dare segnali di ritirata.

 

Maggio si concludeva poi con gli Ambarvali, antica festa romana celebrata alla fine del mese di maggio, prima in onore di Marte, poi in onore di Cerere per propiziare la fertilità dei campi, purificare le messi e allontanare i cattivi influssi. La celebrazione degli Ambarvali consiste nel sacrificare un maiale, una pecora e un toro, che venivano però prima condotti in processione attorno ai campi: da questo particolare momento prende il nome il rituale, da ambio (che significa andatura) e arvum (che significa campo).

 

Per gli antichi romani inoltre maggio era considerato il mese dei morti, il mese in cui si commemoravano i defunti ed era dunque vietato sposarsi.

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Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Roma n. 68/2022 del 10 maggio 2022

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