Il dicembre romano, tra la celebrazione dei Saturnalia, festività romane in onore del dio Saturno, e le strenne, regali di carattere simbolico e significato religioso
“Les Saturnales ou l’Hiver” di Antoine François Callet (1783). Olio su tela. Musée du Louvre, Départment des Peintures, Parigi (Wikimedia Commons)
Nell’antico calendario romano o pre-giuliano, che iniziava con il mese di marzo, dicembre era il decimo mese dell’anno: il nome infatti deriva dalla parola latina “decem” che significa appunto dieci.
Per gli antichi Romani dicembre era il mese del compimento di tutte le cose: da un lato espressione della fine del ciclo annuale, dall’altro dell’inizio di uno nuovo.
Mese ricco di festività, la più importante erano i Saturnalia, celebrata in onore del dio Saturno, dio dell’agricoltura, del raccolto e della semina.
I Saturnalia erano una delle festività romane più amate e diffuse nell’antica Roma e si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in concomitanza del solstizio di inverno, il periodo più oscuro dell’anno.
Tra le varie ricorrenze che si celebravano a dicembre, i Saturnalia sono sicuramente quelle che mostrano più punti in comune con il Natale. Innanzitutto in questo periodo dell’anno venivano interrotti i lavori nei campi e i contadini e gli schiavi godevano di un breve periodo di meritato riposo. Inoltre, durante le festività, i Romani si riunivano con famigliari e amici, organizzavano grandi banchetti, offrivano sacrifici al dio Saturno e si scambiavano doni.
Altra particolarità dei Saturnalia era che i ruoli e le convenzioni sociali si ribaltavano completamente: erano infatti i padroni a servire gli schiavi e a imbandire banchetti per loro. Questo per omaggiare il senso di uguaglianza e di fratellanza umana.
La più caratteristica tra le usanze che abbiamo ereditato dagli antichi Romani è sicuramente lo scambio dei regali: secondo la tradizione, infatti, nell’antica Roma, ci si scambiava le strenne, o strenne natalizie, in latino strenae, doni di carattere simbolico e significato religioso. Il termine strenna è probabilmente di origine sabina e significa “regalo di buon augurio” e deriva da Strēnĭa o Strēnŭa, antica divinità italica, poi adottata dalla religione romana, simbolo del nuovo anno, di prosperità e di buona fortuna, a cui vengono ricondotti sia l’origine del nome sia la tradizione dello scambio dei doni.
In particolare gli antichi Romani erano soliti scambiarsi le strenne non solo durante i Saturnalia ma anche il primo dell’anno, regalando rami di alloro e di ulivo, ornati con fichi e mele. L’alloro era simbolo di Apollo, l’ulivo di Minerva e la frutta era sacra alla Dea Pomona.
Lo scambio dei doni, la sospensione delle attività lavorative, i banchetti e i pranzi, e l’aspetto sacrale della celebrazione divina caratterizzano, oggi come allora, il nostro Natale e i Saturnalia di un tempo.
Molte delle nostre tradizioni legate al Natale quindi risalgono all’antica festa dei Saturnalia e testimoniano come, nonostante il passare dei secoli, la cultura di un popolo rimanga invariata e continui a esistere.
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